Design e Autoproduzione
Scopo della Collana è proporre una panoramica storico-genetica e attuale del design-autoprodotto nazionale e internazionale. I disegni, gli oggetti e le installazioni funzionali, prodotti da artisti che operano nel design o da designers che sperimentano nel campo dell’arte contemporanea, propongono un percorso attraverso linguaggi e materiali di una narrazione installativa e oggettuale che si riconosce nella categoria dell’Art-Design. Questa peculiare fenomenologia del design contemporaneo dà vita a oggetti unici o seriali, autoprodotti o industriali, che riconoscono nel valore dei materiali, nella sperimentazione dei linguaggi e delle forme e nella funzionalità dell’oggetto le caratteristiche del design artistico, sulla scia del Design Radicale degli anni ‘60-‘70 del secolo scorso.
Dalla fine degli anni ’80 il settore subisce una lenta, progressiva mutazione. Grazie al moltiplicarsi di scuole di design nate sia in Accademie che Università, aumenta sensibilmente il numero di persone che si autodefiniscono “designer”; al contrario, le aziende iniziano a decentrare la loro attività in paesi low-cost, riducendo la ricerca di nuove leve e nuove idee, in favore di ingaggi di chiara fama, “firme” che creano oggetti dai valori simbolici ed economici di un’opera d’arte, in contrasto con il concetto storico di industrial design. I nuovi designers iniziano quindi a ricercare opportunità alternative al tradizionale rapporto con la produzione, investendo in proprio nella progettazione, realizzazione e commercializzazione dei loro manufatti. Il protrarsi e consolidarsi di questo stato di cose, affiancato da uno sviluppo esponenziale dei mezzi e delle possibilità offerti dalle nuove frontiere della tecnologia digitale (programmi open-source, stampanti 3D, piattaforme di comunicazione e mercati on-line) avvia un percorso senza ritorno che arriva all’attuale affermazione dell’autoproduzione come la più praticabile e innovativa declinazione del “fare design”.