Madrepore
Le madrepore nascono e si sviluppano nelle celate oscurità dei fondali marini. Libere dalla necessità di istituire forme di vita coloniali, possono condurre l’intera vita in totale solitudine. Ma in presenza di particolari condizioni ambientali, proliferando in alte concentrazioni, la vicinanza delle loro ramificate fisionomie tende a sviluppare un nuovo soggetto, un’unica fitta rete di individui ‘collaboranti’, eccezionalmente solida e in grado di raggiungere vaste proporzioni. Emergono così in superficie in un potente concatenamento che si impone a flutti e maree: tutti le vedono, e le chiamano ‘barriere coralline’.
Può accadere nella vita che l’abituale orizzonte delle nostre certezze e delle nostre attività subisca un’interruzione (non sempre desiderata) in cui il pensiero si ritrova a percorrere sentieri inesplorati (oppure, per necessità, accantonati da tempo) gettando uno sguardo sulla realtà che ci circonda – magari la stessa di sempre – inedito, spogliato da convinzioni, schieramenti, giudizi e pregiudizi che sedimentandosi avevano nel tempo dato corpo e forza alla nostra identità e ‘militanza’ nella professione, nella vita di relazione, nella società in cui avevamo scelto di vivere. Ci ritroviamo allora in un’aura di solitudine ri-generativa, in cui ci è permesso di non dare più nulla per scontato. Potremmo parlare di un pensiero ‘libero’, in quanto autonomo da ogni usata necessità di allinearsi e dimostrare; potremmo parlare di uno sguardo ‘liberato’, dotato di un inedito potenziale di formulare visioni fino a quel momento non contemplate. Nulla a che fare con l’oziosità dell’essere ‘a riposo’: la libertà di un pensiero si nutre inevitabilmente del cumulo delle nostre esperienze e conoscenze passate, anche se non sentiamo più l’obbligo di considerarle ‘determinanti’. È una condizione assai feconda, che ci spinge verso nuove esperienze e, come accade a molti nostri autori, a desiderare di tradurle in testimonianza scritta. È anche una sorta di stato ‘di grazia’ della mente che richiede una grande dedizione, perché incessanti sono le sollecitazioni esterne che tendono a distoglierci da essa. Per questo, spesso si crede di essere da soli. Non ci accorgiamo che tanti altri individui – anche a noi vicini – si trovano a percorrere sentieri analoghi al nostro. Finché, fortuito o intenzionale, come dal nulla si crea un circuito di ri-conoscimento e confronto in cui è possibile non solo condividere, ma anche proporsi e coinvolgere. Perché, come scriveva Ludovico Geymonat in un suo breve, strano saggio dell’età matura intitolato “La Libertà”, «la libertà non è uno status che si possa raggiungere una volta per sempre, oppure che, una volta conseguito, richieda solo di essere difeso. Al contrario, esso richiede di essere perennemente ampliato, approfondito, discusso. L’unico modo di difenderlo è quello di sottoporlo a continue critiche; è quello di potenziare la sua creatività».
La speranza di questa collana è quella di poter costituire un buon habitat in cui le tante singole madrepore possano incontrarsi e coinvolgere il ‘resto del mondo’.